MISTER BERETTA

I motivi della sconfitta nerazzurra nel derby
Inter battuta da un Milan in stile Beretta
Un tridente spuntato e un centrocampo che non lo supporta le cause principali del k.o.


I sentori della partita contro il Lecce hanno trovato conferma nella serata meno opportuna. Questa Inter di Mourinho non è poi così inarrivabile dalle dirette concorrenti, basta sapere come affrontarla. E e una squadra come il Lecce, che non vanta grandi individualità né un tasso tecnico eccelso, è quasi riuscita a metterle il bavaglio, figurarsi il Milan che ha nelle corde anche la facoltà di far male in attacco. Il derby della Madonnina numero 269 lo ha dimostrato e alla fine in casa nerazzurra non resta che la prima macchia dell'era Mourinho, tra l'altro nella sfida più importante per i tifosi, che certamente non avranno gradito l'atteggiamento quasi passivo dei loro beniamini almeno fino agli ultimi 20 minuti di gioco.

Un dettaglio non di poco conto è che il 4-3-3 classico che il tecnico portoghese ha sempre avuto inente, paradossalmente non puge in avanti, perché Ibrahimovic non è una punta centrale, piuttosto una via di mezzo tra centravanti, esterno e trequartista. Inoltre, se lo svedese viene lasciato troppo solo dai compagni di reparto, si espone alla crudeltà dei marcatori centrali, che si chiamino Kaladze-Maldini o Schiavi-Stendardo. Quaresma e Mancini sono due ali offensive, ma ad oggi è bastato poco per arginarne la spinta. Un raddoppio per impedirne i dribbling ubriacanti e il gioco è fatto, anche perché dal centrocampo non arriva il sostegno necessario. Il risultato? Ibrahiovic è abbandonato a sé stesso, e quando riesce a trovare spazi, si ritrova uno contro tre e, nel peggiore dei casi, a dover mettere la palla in mezzo dove non c'è nessuno, perché la boa d'attacco è lui. Ora si capisce meglio perché Mourinho ha chisto Lampard: perché l'inglese si inserisce bene in attacco sfruttando il lavoro del tridente, e poi nessuno si sorprenda se il suo score in Premier a fine anno parli di botino reti a doppia cifra, più degli attaccanti stessi.

Ancelotti ha studiato benissimo la mappa indicata da Beretta e non ha commesso l'errore di De Biasi, ch con il suo Torino ha lasciato praterie alla corsa dei nerazzuri, finendone trafitto facilmente. Zambrotta e Jankulovski, ben coadiuvati da Gattuso e Ambrosini, hanno chiuso ogi varco e si sono affidati in attacco all'estro di Ronaldinho e Kakà, otenendo ciò che volevano. In mezzo, ai vari Zanetti, Cambiasso e Cordoba non è stato concesso un centimetro per inserirsi e il gioco nerazzurro è rimasto intasato all'altezza della metà campo. Quasi mai, infatti, salvo qualche tentativo di Maicon sulla destra, l'Inter è arrivata su lfondo a mettere il pallone in mezzo, agevolando così il compito di Abbiati, che si è limitato solo a qualche uscita o respinta con i pugni. Troppo poco per far cadere il muro rossonero, che ha dimostrato come la grinta e la concretezza possano mettere in crisi anche la corazzata di Mourinho. Il quale, pur lanciando in campo due attaccanti come Cruz e Adriano, non è riuscito a cambare l'inerzia del match come contro i leccesi. Stavolta il colpo da solista è mancato, Adriano è mcato quando avrebbe potuto colpire e Ibrahimovic si è spento a furia di scontri aerei con il marcatore di turno.

Lo stesso Cambiasso, che per caratteristiche tecniche sarebbe il centrocampista ideale per pungere in zona gol, è costretto a recuperare palloni e a svolgere il lavoro sporco, privandosi così dei suoi tradizionali inserimenti. Se a tutto questo si aggiunge un Morganti troppo severo nei confronti delle maglie interiste (il primo giallo a Burdisso è fuori luogo e ne ha causato poco dopo l'espulsione che ha cambiato la partita), con una distribuzione dei cartellini alquanto discutibile, è chiaro che quella del derby non era proprio la serata dell'Inter. Poco da aggiungere, dunque, se non che la vittoria del Milan alla lunga è meritata quanto meno per l'interpretazione della gara, che ha puntato più sui muscoli che sulla classe. Per Mou una prima stoccata al fianco, da metabolizzare al più presto, magari già in Champions League mercoledì contro il Werder Brema. Il tecnico però, dopo il primo k.o. che in molti attendevano, dovrà parare molte altre stoccate mediatiche, che gli pioveranno addosso come grandine. Starà a lui dimostrare di essere special anche nell'incassare.

Beretta sei un figo!!!

"Noi andremo là per provare a fare il massimo, stiamo facendo bene e abbiamo una precisa identità dimostrata anche nella trasferta di San Siro contro l'Inter. Lo abbiamo dimostrato e se continuiamo di questo passo possiamo solo toglierci grandi soddisfazioni grazie al nostro allenatore Beretta, una persona preparatissima".

A proposito di soddisfazioni e di Beretta, chi si è tolto lo sfizio maggiore nel fargli qualche battutona dopo il "Barnetta" rifilatogli da Mourinho? "Tutti. Sapete cosa gli abbiamo regalato? Una maglia con scritto "Barnetta Special Two". Perché il calcio è fatto anche di questo: di simpatici sfottò e sorrisi. Ci piace viverlo così...".

Se prima a Lecce c'era qualche dubbio ora... puff, svaniti! "E' vero sono... BARNETTA"
"Vorrei incontrare Mourinho".
»Commenti (1) Stampa Articolo Invia ad un amico Contatta la redazione galleria zoom Quella che era nata come una delle più dure polemiche di questo inizio di campionato si è trasformata in un qualcosa di davvero simpatico. Il merito va dato al tecnico del Lecce, Mario Beretta, o se volete Barnetta.

A scherzarci su è lo stesso tecnico milanese che dopo aver risposto alle domande di un test pubblicato dalla Gazzetta dello Sport "Sei un Mourinho o un Barnetta?", rispondendo il maggior numero di volte B è effetivamente risultato un Barnetta: "Quello sono io, mi sarei preoccupato del contrario. A volte è bello e sano scherzare nel calcio. Usare l'ironia e soprattutto l'autoironia serve sempre. Lo sapete, la cosa più bella l'hanno fatta i miei calciatori regalandomi una maglia col nome "Barnetta": quel simpaticissimo gesto dice tutto".

Beretta ha quindi messo una pietra sul passato ed ora vorrebbe incontrare colui che ha lanciato il tormentone, ovvero Josè Mourinho: "Ma non con un "ciao ciao" superficiale prima di una partita o dopo, con un pò di tempo a disposizione, per parlarsi e raccontarsi. Mourinho è una persona preparata, oltre che molto intelligente, e allora sì, mi piacerebbe prima o poi poter scambiare due chiacchiere, e non solo di calcio ovviamente".

BARNETTA...

Secondo me Beretta si rivelerà il miglior allenatore che abbiamo mai avuto...

Beretta, pace con Mourinho
"Lo invito a cena e pago io"

Il tecnico del Lecce scherza sulla polemica col portoghese: "Mi ha chiamato Barnetta? L'ho presa con ironia e ho risposto con altrettanta ironia. E poi a tavola c'è più tempo per parlare"
Il gesto di distensione di Beretta: come reagirà Josè Mourinho? Lapresse
MILANO, 14 ottobre 2008 - "Mourinho mi ha chiamato Barnetta? L'ho presa con ironia e ho risposto con altrettanta ironia". Così l'allenatore del Lecce è tornato sulle parole utilizzate dal tecnico dell'Inter qualche settimana fa in uno scontro dialettico che aveva fatto discutere. "Se lo inviterei a bere un caffè? Lo inviterei a cena e pagherei io visto che siamo in Italia, ci sarebbe molto più tempo per parlare", scherza Beretta.
ANTEFATTO - Il tecnico del Lecce si era lamentato dello scarso rispetto nei confronti della sua squadra dopo la sfida di San Siro, quando il portoghese aveva mandato in conferenza stampa il suo vice Beppe Baresi al suo posto. Una decisione poco professionale secondo Beretta (supportato poi anche da Ranieri), con risposta tra il piccato e l'ironico del portoghese che aveva storpiato il nome del leccese, tacciandolo di poca personalità: "Beretta ha parlato con me allo stadio - ha ricordato Mourinho - e non mi ha detto niente. Se dopo ha detto qualcosa alla stampa a me non l'ha detta. Forse ha bisogno di lavorare un po' sulla personalità".
LECCE - Beretta a Italia 1 ha anche parlato della sua squadra e si è soffermato sull'attaccante Cacia: "Ha qualità straodinarie e lo ha dimostrato negli anni precedenti. Viene da un infortunio grave e sta lavorando parecchio per tornare ai suoi livelli, ormai ci siamo quasi". Sulla prossima sfida con l'Udinese dice: "Per noi sarà un impegno complicato, cercheremo di mettere in campo le nostre armi, organizzazione, cuore e corsa".

finalmente uno che usa toni distensivi e non innesca altre ulteriori polemiche. Beretta è un signore e lo ha dimostrato anke in questo caso.

Io vado avanti con la mia tesi: Mr Beretta è il miglior acquisto del Lecce!!!