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MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI 1° GRADO DELLA COMMISSIONE DISCIPLINARE (10/08/2012) SULLA RETROCESSIONE DEL LECCE

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MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI 1° GRADO DELLA COMMISSIONE DISCIPLINARE (10/08/2012) SULLA RETROCESSIONE DEL LECCE Empty MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI 1° GRADO DELLA COMMISSIONE DISCIPLINARE (10/08/2012) SULLA RETROCESSIONE DEL LECCE

Messaggio Da braviragazzi Ven Ago 10, 2012 1:24 pm

INFO: http://www.tifosilecce.com/t1099-motivazione-della-sentenza-di-1-grado-della-commissione-disciplinare-10-08-2012-sulla-retrocessione-del-lecce#21691

IV.5 - gara BARI - LECCE del 15/5/2011
La gara in questione è stata oggetto di un tentativo di alterazione posto in essere da
MASIELLO Andrea, all’epoca dei fatti calciatore del BARI, e da SEMERARO, all’epoca dei
fatti Presidente del LECCE, e da altri soggetti non tesserati.
Tale affermazione trova riscontro nelle dichiarazioni, rese dinnanzi all’A.G. di Bari e alla
Procura federale, dei tesserati coinvolti.
In particolare, durante l’interrogatorio reso al PM di Bari in data 24.2.2012, Andrea
MASIELLO ha affermato: che, prima dell'incontro Bari-Lecce, due soggetti non tesserati
CARELLA e GIACOBBE si erano presentati presso l'albergo in cui la squadra del BARI si
trovava in ritiro e avevano proposto a lui e ai compagni di squadra PARISI e
BENTIVOGLIO di perdere la gara in quanto un amico leccese del CARELLA avrebbe dato
loro dei soldi; che il CARELLA aveva mostrato soltanto a MASIELLO un assegno di
300.000 euro, quale compenso per l’'eventuale sconfitta nel derby; che in quell’occasione
tutti avevano rifiutato; che durante la partita egli aveva commesso un'autorete poiché
“turbato” dalla vicenda; che alla fine del mese di agosto, su sollecitazione di CARELLA,
presso l’Hotel Tiziano di Lecce aveva incontrato, insieme a CARELLA, l'amico leccese di
quest’ultimo; che CARELLA, il quale ancora deteneva l'assegno da 300.000 euro, aveva
fatto credere all'amico leccese di aver manipolato l'esito della partita in favore del LECCE;
che l'amico leccese aveva chiamato una persona molto vicina alla società del LECCE,
probabilmente un dirigente, il quale aveva reperito una somma di poco superiore ai
200.000 euro e l'aveva consegnata a lui ed a Gianni CARELLA; che egli stesso aveva
intascato 50.000 euro, mentre CARELLA e GIACOBBE avevano avuto circa 180.000 euro.
Sempre MASIELLO, in sede di interrogatorio innanzi al PM di Bari in data 15.3.2012 ha
affermato: “Una settimana prima della gara vi fu un incontro a Poggiofranco tra me ed i
predetti CARELLA e GIACOBBE, i quali mi proposero di alterare il risultato della gara Bari-
Lecce, in quanto un loro amico leccese era disposto a pagare un'ingente somma di
denaro, che al momento non quantificarono. Io non ebbi un atteggiamento di chiusura e li invitai a venirmi a trovare la sera prima della gara all'hotel del ritiro Vittoria Palace di
Palese. Non parlai per il momento con nessuno dei miei compagni di squadra. Ci
incontrammo all'esterno dell'albergo ed il CARELLA mi mostrò di un assegno da 300.000
€, ma non ebbi il tempo per esaminare chi lo avesse sottoscritto o comunque da chi
provenisse. Il CARELLA mi disse soltanto che era necessario che il LECCE si salvasse e
quindi avremmo dovuto perdere la partita. Non mi disse nulla circa l'identità o la
provenienza del suo amico, anche se, quando poi l'ho incontrato, come tra poco riferirò,
aveva un accento leccese. A questo punto andammo tutti assieme nella mia camera (io
ero con PARISI) e ci facemmo raggiungere da BENTIVOGLIO. In camera eravamo tre
della squadra più GIACOBBE e CARELLA. Per invogliare i miei compagni di squadra
CARELLA sventolò una mazzetta di banconote da 500 € ciascuna ed affermò che la
somma avrebbe potuto rappresentare un anticipo qualora avessimo preventivamente
accettato in quell'occasione. PARISI disse subito che non se la sentiva di manipolare il
derby. A questo punto io e BENTIVOGLIO decidemmo di defilarci consapevoli che
sarebbe stato ben difficile in due ottenere il risultato auspicato. Accadde che uscendo dalla
stanza incontrammo causalmente anche Marco ROSSI che venne a sua volta interpellato
da me e CARELLA, che mostrò anche a lui la mazzetta. Anche Marco ROSSI rifiutò.
Durante la sera ci fu un martellamento da parte di CARELLA e GIACOBBE affinché
convincessimo i compagni ad accettare, ma non abbiamo raccolto questo invito. Quando
ci siamo congedati da CARELLA e GIACOBBE nessun accordo era stato raggiunto. Ciò
nonostante i predetti hanno continuato ad insistere la sera stessa e la mattina successiva.
Quando ci fu la partita giocammo normalmente, ma perdemmo 2 a 0. Io feci un'autorete
non voluta a 10 minuti dal termine, quando il risultato era già 1 a 0 per il Lecce. In
sostanza possiamo avere dato l'impressione che noi avevamo di fatto acconsentito a far
vincere il Lecce. A fine partita il CARELLA mi disse che era riuscito a convincere il suo
amico che noi effettivamente avevamo accettato e c’eravamo lasciati corrompere e che
l'autorete era una cosa voluta. Devo dire che dopo che casualmente c'era stata l'autorete
io ho fatto qualche riflessione sulla possibilità di avvalermi di questa combinazione per
ottenere comunque il compenso prospettato. Dopo un lungo intervallo, soltanto a fine
agosto mi telefonò CARELLA, rappresentandomi che durante tutto quel periodo aveva
continuato ad insistere con quel suo amico affinché rispettasse l'impegno e consegnasse il
denaro. CARELLA mi rappresentò anche che aveva minacciato quel suo amico di mettere
all'incasso l'assegno nonostante il vero interessato alla cosa non fosse l'intestatario, ma un
terzo soggetto. A fine Agosto CARELLA mi disse di scendere a Bari, dove mi recai in
aereo e CARELLA mi accompagnò insieme a GIACOBBE all'hotel Tiziano a Lecce, dove
ho incontrato quella persona che aveva firmato l'assegno che giunse a bordo di un ML
grigio. Poco dopo, a seguito di chiamata telefonica da parte di questa prima persona,
arrivò il diretto interessato, il quale volle parlare con me direttamente per verificare, una
volta ancora, se avessimo veramente manipolato la partita o se si trattasse di una
semplice combinazione. Io gli assicurai che la cosa era voluta e che anche i compagni
erano d'accordo e quel tale mi consegnò la valigetta con circa 200.000 € che abbiamo
diviso in tre parti anche se io ho percepito qualcosa in meno di CARELLA e GIACOBBE,
per la precisione percepii 40/50.000 € e nulla fu dato ai miei compagni di squadra (…).
Devo ammettere che in effetti l'autorete di cui alla partita Bari-Lecce l'ho provocata
volontariamente per profittare della situazione che mi era stata prospettata da CARELLA e
GIACOBBE (…). La persona che mi consegnò la valigetta con i 200.000 €, per come si
presentò, mi diede la sensazione di avere qualche cosa a che fare con la dirigenza del
Lecce. Sarei comunque in grado di riconoscerlo”.
Le ammissioni di MASIELLO hanno poi consentito al Gip di Bari di scrivere nella ordinanza
del 31.3.2012, con affermazioni da ritenersi assolutamente condivisibili: “Trattasi, dunque,
di autorete voluta da parte del suo autore in lesione di ogni regola di probità e lealtà sportiva (cfr. le immagini della partita sul dvd allegato alla richiesta del P.M. e le stesse
dichiarazioni del calciatore Marco ROSSI che a questo proposito dice "le immagini parlano
da sole"). Nel caso in esame, la compromissione del regolare svolgimento dell'incontro di
calcio non ha avuto finalità di scommessa, ma è stata richiesta al sodalizio monitorato da
persone verosimilmente gravitanti nell'orbita della squadra leccese, che avevano interesse
alla vittoria del LECCE per motivi di classifica - la squadra ospite era, infatti, in lotta per
evitare la retrocessione ed in seguito a quel successo, giunto nella penultima giornata di
campionato conseguiva la matematica "salvezza" - e che per questa ragione avevano
corrisposto una importante somma di denaro. Ad ogni buon conto, la vicenda Bari-Lecce
può ritenersi emblematica in ordine al modus operandi caratterizzante il "protocollo
MASIELLO": la ripartizione dei ruoli associativi si rivelava vincente e permetteva ai membri
del sodalizio di guadagnare una cifra considerevole, oscillante tra i 250.000 ed i 300.000
euro. Gli esiti investigativi hanno, dunque, dimostrato che CARELLA e GIACOBBE hanno
sfruttato il contatto con una persona operante verosimilmente quale emissaria della
società di calcio leccese. (…). Con riferimento alla riscossione del corrispettivo, vi sono poi
i riscontri acquisiti durante le indagini che non lasciano alcun dubbio. Infatti, come si
specificherà meglio nell'esposizione che segue, i traffici telefonici analizzati relativamente
alle utenze di MASIELLO, CARELLA e GIACOBBE consentono di evidenziare la loro
sicura presenza a Lecce il 22 agosto 2011, provenendo ognuno da diverse parti d'Italia”.
Vieppiù, in sede di interrogatorio in data 4.4.2012 innanzi al PM di Bari, MASIELLO ha
confermato di essere stato contattato, a metà della settimana prima della partita Bari-
Lecce, dai suoi amici CARELLA e GIACOBBE, che gli avevano chiesto di raggiungerli al
"bar Mozart" di Bari Poggiofranco, ove avevano fissato un appuntamento con un loro
amico. Giunto sul posto, "l'amico di CARELLA e GIACOBBE" gli chiedeva di verificare se
qualche giocatore del Bari era disposto a far vincere il LECCE in cambio di denaro. Il
sabato precedente la gara, CARELLA e GIACOBBE raggiunsero l'Hotel Vittoria di Palese,
sede del ritiro del BARI e, giunti nella camera dell'albergo che li ospitava, alla presenza dei
calciatori PARISI, BENTIVOGLIO e ROSSI, riformularono la richiesta di combinare la gara
in favore del LECCE in cambio di denaro. CARELLA, mentre proponeva l'alterazione del
risultato, mostrava loro una mazzetta di denaro. Tutti i calciatori declinarono l'invito.
Mentre si allontanavano, CARELLA tirò fuori dal portafogli un assegno di 300.000 euro,
ricevuto dal suo amico leccese a titolo di garanzia. La mattina del 15.5.2011 GIACOBBE,
utilizzando la chat WhatsApp, gli comunicava che, prima dell'inizio dell'incontro avrebbe
dovuto avvicinarsi a VIVES, calciatore del LECCE, al fine di dargli una pacca sulla spalla:
ciò sarebbe stato il segno convenzionale usato per confermare la volontà, da parte dei
giocatori del BARI, di perdere quella partita. In effetti, seguendo quelle direttive, al termine
della fase di riscaldamento, nel sottopassaggio si avvicinava a VIVES dandogli una pacca
sulla spalla. Sul risultato di 1-0 in favore degli ospiti, MASIELLO deviava in rete un tiro,
che non era nemmeno diretto nello specchio della porta barese, consentendo il raddoppio
degli avversari. Il 22.8.2011, giunto da Bergamo, città in cui si era trasferito in estate,
accompagnato da CARELLA e GIACOBBE, si era recato a Lecce per riscuotere la cifra
che era stata promessa dagli emissari leccesi. Nell'occasione, giunto presso l'Hotel
Tiziano, trovavano ad attenderli l'amico di CARELLA. Costui, dopo aver chiesto lumi sulla
volontarietà dell'autogol, contattava un'altra persona che, presentatosi come l'emissario
della famiglia SEMERARO, proprietaria del LECCE, chiedeva, in una zona dell'albergo
appartata, conferma della volontarietà dell'autogol. Dopo averlo rassicurato, chiedeva di
adempiere a quanto pattuito: "Guarda che l'autorete l'ho fatta apposta, la partita là è finita
2 a 0 vi state salvando, alla fine è giusto anche comunque ... ". Dopo una lunga trattativa,
riuscivano ad accordarsi per il pagamento di circa 200.000 euro. I due emissari leccesi
venivano riconosciuti in fotografia, dall'ex difensore del Bari, in Carlo QUARTA quale
amico di CARELLA e Andrea STARACE quale emissario della famiglia SEMERARO. Dagli accertamenti della Polizia giudiziaria, poi, sono emersi contatti telefonici sospetti,
perlomeno sotto il profilo della tempestività, che costituiscono pur sempre gravi indizi di
colpevolezza a carico di SEMERARO: alle ore 10:04 del 12.5.2011, dopo aver ricevuto dal
CARELLA una chiamata senza risposta, è QUARTA che richiama CARELLA e subito
dopo QUARTA sull'utenza di Pierandrea SEMERARO, Presidente del LECCE,
ragionevolmente per sottoporgli la richiesta avanzatagli da CARELLA. Di seguito QUARTA
richiama lo stesso CARELLA.
Quanto sopra è confermato dagli accertamenti tecnici svolti dalla PG; in particolare
l’esame delle celle telefoniche Vodafone agganciate dall'utenza di QUARTA dalle ore
14:11 alle ore 14:18 dello stesso giorno evidenzia che il predetto a quell'ora si trovava
proprio in Bari alla via Camillo Rosalba.
Nella stessa serata e il giorno successivo CARELLA viene ricontattato da QUARTA, il
quale gli fa presente che la somma richiesta era eccessiva e che il LECCE era disposto a
versare "solo" 300 mila euro.
In effetti, nella stessa serata, QUARTA, dopo aver contattato per ben due volte,
Pierandrea SEMERARO, richiama CARELLA per informarlo, ragionevolmente, dell’offerta.
Anche la mattina del 13.5.2011, QUARTA, dopo aver chiamato SEMERARO, richiama
CARELLA.
Inoltre, dall'analisi dei tabulati telefonici relativi a sabato 14.5.2011, è emerso che
QUARTA, dopo aver contattato alle ore 12:01 SEMERARO, alle successive ore 12:10 ha
chiamato l'utenza in uso a CARELLA, prendendo con questi appuntamento nel pomeriggio
a Lecce in piazza Mazzini. Alle ore 13:04, quindi, ha richiamato SEMERARO,
evidentemente per informarlo dell'appuntamento.
Altro riscontro alle dichiarazioni di CARELLA si ricavano dalle celle telefoniche agganciate
dall'utenza in uso a SEMERARO, atteso che, alle ore 17:05 del 14.5.2011, l'utenza dei
quest’ultimo agganciava la cella di Lecce, via G. Leopardi, ossia la stessa agganciata,
qualche minuto prima, dall'utenza di CARELLA.
Tali elementi costituiscono gravi, precisi e concordanti indizi a carico di SEMERARO, di
per sé idonei a dimostrarne la responsabilità, soprattutto se messi in relazione con gli
accertamenti bancari svolti dalla Polizia giudiziaria, che hanno consentito di dimostrare la
piena coerenza delle elargizioni di denaro con l’ipotesi accusatoria, atteso che:
a) il 30.5.2011 (data di apertura del conto) QUARTA ha versato sul suo c/c l'assegno nr.
795392570 dell'importo di 50.000,00 euro tratto sul c/c del Monte dei Paschi di Siena -
filiale 9703 - di Lecce, intestato a SEMERARO; nei giorni seguenti e sino al 7.6.2011, da
quel conto corrente sono stati prelevati in contanti 25.000,00 euro;
b) sul c/c acceso presso la filiale 9703 di Lecce, intestato a SEMERARO:
- il 27.5.2011 è stato emesso l'assegno nr. 80797-8711 dell'importo di euro 40.000,00 in
favore di NERVINO Claudia (compagna di SEMERARO) negoziato nello stesso giorno
presso la banca Intesa San Paolo di Lecce (già Banco di Napoli);
- il 30.5.2011 è stata prelevata la somma in contanti di euro 40.000,00;
- il 30.5.2011 è stato emesso l'assegno nr. 795392570 dell'importo di euro 50.000,00 in
favore di QUARTA;
- il 13.6.2011 è stato emesso l'assegno nr. 807978712 dell'importo di euro 70.000,00 in
favore di NERVINO Claudia, negoziato nello stesso giorno presso la banca Intesa San
Paolo di Lecce (già Banco di Napoli);
- il 18.7.2011 è stata prelevata la somma in contanti di euro 40.000,00.
c) sul c/c, acceso presso la filiale di Lecce 03, intestato a NERVINO Claudia:
- il 27.5.2011 è stato negoziato l'assegno nr. 807978711 dell'importo di euro 40.000,00;
- il 27.5.2011 è stata prelevata la somma in contanti di euro 15.000,00;
- il 13.6.2011 è stato negoziato l'assegno nr. 807978712 dell'importo di euro 70.000,00;
- il 13.6.2011 è stata prelevata la somma in contanti di euro 25.000,00;
- il 14.6.2011 è stata prelevata la somma in contanti di euro 70.000,00.
Inoltre, nell’informativa dei Carabinieri prot. n. 8614-82-3-2011 del 6.7.2012, si segnalano
anche i seguenti movimenti d’interesse “in uscita”, sul conto corrente del signor Giovanni
SEMERARO, “patron” del LECCE:
- il 27.5.2011 prelevata la somma in contanti di euro 10.503,00 su MPS;
- il 11.7.2011 prelevata la somma in contanti di euro 20.000,00 su Intesa Sanpaolo;
- il 15.7.2011 prelevata la somma in contanti di euro 100.000,00 su Intesa Sanpaolo.
Tali movimentazioni, che peraltro coincidono sostanzialmente con i periodi dei pagamenti
cui ha fatto espresso riferimento CARELLA e che hanno ad oggetto cifre rilevanti, le quali
vengono riscosse in contanti, costituiscono ulteriori gravi indizi di colpevolezza a carico di
SEMERARO.
A quanto sopra si aggiunga che, durante la audizione innanzi alla Procura federale del
8.6.2012, BENTIVOGLIO ha dichiarato: “Quando siamo andati in ritiro pre-partita all’Hotel
Vittoria di Bari Palese, la sera prima della partita, dopo cena, sono entrato nella camera di
PARISI e MASIELLO, approfittando del fatto che era presente il solo PARISI e mi sono
messo con lui a guardare la televisione. Dopo un po’ di tempo è entrato in camera
MASIELLO con due suoi amici, che mi ha presentato col nome di Fabio e Gianni e che
oggi riconosco essere Fabio GIACOBBE e Gianni CARELLA. MASIELLO chiamò anche
ROSSI, che ci raggiunse poco dopo. A questo punto uno dei due amici di MASIELLO
disse che c’erano delle persone dietro di loro che erano disponibili a versare una somma
di denaro da dividere tra noi in cambio di una sconfitta del BARI nel derby, anche perché
tanto il campionato era oramai perso. A quel punto io PARISI e ROSSI rispondemmo
subito di no sottolineando che ci tenevamo a vincere la partita; MASIELLO disse che se
non intendevamo aderire non se ne sarebbe fatto niente, ed io e ROSSI ce ne andammo.”
Con tale dichiarazione BENTIVOGLIO conferma il coinvolgimento nella vicenda del
MASIELLO e, perlomeno sotto il profilo della conoscenza dell’offerta di combine, suo, di
PARISI e di ROSSI.
Durante la audizione del 12.6.2012 innanzi alla Procura federale, PARISI ha confermato
l’incontro con MASIELLO, BENTIVOGLIO, ROSSI e due amici baresi di MASIELLO uno
dei quali disse che: “erano lì a nome di una persona molto vicino al fratello del Presidente
del Lecce e che questa persona li aveva incaricati di chiederci se eravamo disposti a
perdere la gara, visto che eravamo già retrocessi. Aggiunsero che erano disposti a versare
una somma di danaro, non quantizzata. Uno dei due, seduto in un divanetto, ci mostrò dei
soldi, non mi sembrò si trattasse di una cifra ingente e si capiva che poteva essere un
semplice acconto. A quel punto già “incazzato” anche per quanto era accaduto in
precedenza, dissi “voi siete tutti impazziti” mi sono alzato dal letto e sono uscito dalla
stanza”. Con tale dichiarazione PARISI conferma il coinvolgimento nella vicenda di
MASIELLO e, sotto il profilo della conoscenza dell’offerta di combine, suo, di
BENTIVOGLIO e di ROSSI.
Anche ROSSI conferma la circostanza, affermando alla Procura federale in data
26.6.2012: “mi si avvicinò MASIELLO che mi disse che c’era un milione di euro per noi in
caso di sconfitta, ma la cosa mi sembrò assurda e non gli detti peso, mi riporto anche in tal
caso a quanto dichiarato davanti al P.M.; in relazione all’incontro con i due personaggi
presunti emissari del Presidente del Lecce SEMERARO preciso che all’interno della
camera di PARISI e MASIELLO nell’hotel Vittoria a Palese, ove ero stato convocato dopo
cena dello stesso MASIELLO, quest’ultimo si presentò con due suoi amici che dissero di
venire da Lecce come emissari del figlio di SEMERARO con cui dissero di aver parlato per
farsi dare la somma di denaro di circa € 30.000,00 che mostrarono a me, MASIELLO,
PARISI e BENTIVOGLIO; tale somma sarebbe stata solo un acconto e, in caso di nostra
sconfitta avremmo avuto un saldo, ma nessuno accettò (…). Mentre mi trovavo in stanza con i compagni, MASIELLO si allontanò per poi farvi rientro con i suoi due amici, ma non
ricordo che qualcuno chiese spiegazioni di sorta”.
Nella audizione del 10.7.2012 innanzi alla Procura federale, MASIELLO afferma:
“ribadisco che Giacobbe mi disse che mi sarei dovuto incontrare con VIVES prima della
gara nel tunnel che porta agli spogliatoi; scendendo le scalette, a fine riscaldamento, notai
che VIVES puntualmente mi attendeva chiedendomi di scambiare le maglie; interpretai la
domanda come un riscontro all’accordo, atteso che non avevo alcun rapporto con il
medesimo da giustificare uno scambio di maglie che peraltro non avvenne”.
Nella audizione del 10.7.2012 innanzi alla Procura federale, CARELLA afferma: “il martedì
o il mercoledì precedente la gara, Andrea MASIELLO mi chiese, alla presenza di Fabio
GIACOBBE, di sondare il terreno su LECCE, per verificare se vi fosse la disponibilità di
qualcuno vicino alla Società del LECCE, disposto a garantire per la Società per accordarsi
sulla sconfitta del Bari; MASIELLO mi disse che, qualora quelli del LECCE avessero
accettato, vi erano di sicuro quattro giocatori del BARI (compreso lui) disposti a giocare “a
perdere”. Tali giocatori erano, oltre MASIELLO Andrea; BENTIVOGLIO, PARISI e ROSSI,
così come mi disse in tale circostanza lo stesso MASIELLO. Dissi subito a MASIELLO che
avrei contattato un conoscente a Lecce, vicino agli ambienti della Società del LECCE
CALCIO; trattavasi di Carlo QUARTA, imprenditore, ma non so di quale settore, che
conosco da circa sei/sette anni. Pensai subito a QUARTA, in quanto questi è persona
molto amica e vicina a Pierandrea SEMERARO, con il quale, per quanto dettomi dal
QUARTA, usciva insieme e giocava a calcetto settimanalmente. Lo stesso giorno contattai
telefonicamente (dal mio telefonino al suo telefonino) Carlo QUARTA, facendogli intendere
il motivo della chiamata, cosa che lui capì immediatamente, tant’è che concordammo un
appuntamento il mattino seguente a Bari. Infatti, nella tarda mattinata del giorno dopo,
Carlo QUARTA venne a Bari con la sua auto (un SUV Mercedes di colore grigio chiaro
metallizzato) e ci incontrammo, da soli, nei pressi dell’Hotel Sheraton, dove prospettai la
proposta, così come riferitami da MASIELLO e, avendo ricevuto da quest’ultimo carta
bianca sulla trattativa, comunicai a QUARTA che quattro giocatori del BARI erano disposti
a perdere la partita a fronte della corresponsione della somma di € 600.000,00; credo di
avergli fatto subito i nomi dei calciatori di cui ho detto sopra. Carlo QUARTA mi disse
subito che la richiesta sembrava esorbitante, ma mi disse che ne avrebbe parlato con i
diretti interessati. Il QUARTA mi fece chiaramente intendere che del motivo della sua
venuta a Bari era stata informata la dirigenza del LECCE CALCIO ed era pertanto
evidente che a questi avrebbe comunicato la mia proposta. L’incontro durò circa mezz’ora.
Naturalmente dell’incontro e del contenuto dello stesso, ne parlai con Andrea MASIELLO,
con Fabio GIACOBBE e con Marcello DI LORENZO. Non ricordo se la sera stessa o il
giorno dopo o il sabato mattina (prima di pranzo), ricevetti sul mio telefonino una
telefonata dal QUARTA dal suo telefonino, con la quale mi invitava ad andare a LECCE,
per definire l’accordo. Mi dice che ci saremmo visti in piazza Mazzini a Lecce, vicino un
bar denominato o “Centomila” o “Trecentomila”; ovviamente, commentammo ironicamente
sul nome del bar. Con l’auto di Marcello DI LORENZO (una Ford Station Vagon di colore
grigio chiaro metallizzato) arrivammo sul posto intorno alle 14.00 / 14.30; il QUARTA arrivò
a piedi e da solo dopo cinque/dieci minuti dal nostro arrivo. Io non dissi al QUARTA che
sarei andato a Lecce con altre persone. Parcheggiammo l’auto sotto gli alberi che
circondano la piazza e, appena lo vidi giungere, gli andrai incontro da solo. Una volta
faccia a faccia con il QUARTA, ad onor del vero, non ricordo se fu in quell’occasione che
concordammo esattamente la somma da corrispondere ai calciatori o, se l’accordo venne
raggiunto nel corso delle diverse telefonate che intercorsero tra me ed il QUARTA tra il
primo incontro che avemmo a Bari e l’incontro del sabato a Lecce; presumo che,
verosimilmente, già nel corso delle predette telefonate, il QUARTA mi aveva anticipato che
era intenzione del LECCE corrispondere la metà della somma da me richiesta e, quindi, € 300.000,00. Il colloquio si protrasse per circa venti minuti e, definito l’accordo per €
300.000,00, mi diressi da solo verso i miei amici per comunicare loro l’esito della trattativa.
Mentre parlavo con GIACOBBE e DI LORENZO mi girai istintivamente verso QUARTA,
che era ad una distanza di circa venti metri da noi, e lo vidi in compagnia di Pierandrea
SEMERARO, con il quale parlava. Non mi sono accorto né io né i miei amici dell’arrivo di
Pierandrea SEMERARO, che riconobbi per averlo visto più volte in televisione o sui
giornali. SEMERARO, in quell’occasione, indossava un pantalone (non ricordo se jeans o
di cotone) del quale non ricordo il colore ed una camicia celeste a manica lunga; anche
GIACOBBE e DI LORENZO lo riconobbero, tant’è che commentammo la sua presenza tra
di noi. SEMERARO e QUARTA restarono a colloquio per qualche minuto, dopo di che
SEMERARO lo vedemmo andare via a piedi ed io raggiunsi nuovamente il QUARTA, al
quale chiesi di darmi qualcosa di tangibile che servisse per dimostrare il raggiungimento
dell’accordo a MASIELLO ed agli altri tre calciatori; pertanto, gli chiesi di darmi o parte
della somma in contanti o un assegno. QUARTA mi disse che contanti non poteva
darmeli, ma aggiunse che, invece, sarebbe stato disposto a darmi un suo assegno di
conto corrente personale dell’importo di € 300.000,00. A quel punto, QUARTA mi indicò a
gesti la direzione di casa sua (che era alle spalle di piazza Mazzini, in cui ci trovavamo) e
così io ed i miei amici ci recammo sotto casa sua e di lì a poco il QUARTA scese e
consegnò nelle mie mani un assegno di conto corrente (non ricordo la banca trattaria), che
era già compilato nella cifra a numeri ed a lettere (€ 300.000,00) ed al mio ordine “Gianni
Carella” ed era datato 15 giugno 2011. Consegnatomi il suddetto assegno, il QUARTA mi
spiegò che il motivo di aver apposto la data del 15 giugno 2011 era dovuto al fatto che,
entro tale data, ci avrebbero corrisposto i contanti per l’importo suddetto ed io avrei
dovuto restituire l’assegno. Subito dopo siamo tornati a Bari; tramite il cellulare di Fabio
GIACOBBE con WhatsApp abbiamo comunicato a MASIELLO il buon esito dell’incontro
con il QUARTA. A domanda dell’Ufficio, dichiaro che della presenza del SEMERARO
Pierandrea all’incontro di Lecce informai Andrea MASIELLO. Ricordo che MASIELLO,
dopo aver avuto la conferma dell’accordo raggiunto con il Quarta, mi disse di raggiungerlo
presso il Vittoria Park Hotel i Palese (BA) dove era in ritiro con la squadra, dicendomi di
andare con Fabio GIACOBBE a trovarlo nelle sua stanza che divideva con PARISI,
indicandomi il percorso che avrei dovuto fare nell’hotel per evitare di incontrare i Dirigenti
del BARI; in tale occasione mi disse, pure, di non mostrare l’assegno e di procurarmi dei
contanti, al fine di mostrarli ai suoi compagni con cui avrebbe combinato la partita e, ciò, in
quanto, pensava di non riferire ai suoi compagni di squadra l’esatto importo dell’accordo
raggiunto, al fine di dividere l’importo corrisposto da QUARTA non in parti uguali, ma
corrispondendo a PARISI, BENTIVOGLIO e ROSSI, una cifra pari ad €
20.000,00/30.000,00, mentre la restante parte l’avremmo divisa io, GIACOBBE, DE
LORENZO e MASIELLO stesso. Procuratemi banconote per qualche migliaia di euro, così
come richiestomi da MASIELLO, mi recai nella stanza dell’Hotel e qui trovai, oltre Andrea
MASIELLO, Alessandro PARISI, Marco ROSSI e Simone BENTIVOGLIO. (…) La
domenica mattina, non ricordo se andammo all’Hotel o tramite WhatsApp di Fabio
GIACOBBE, MASIELLO mi disse di riferire a QUARTA che la partita era stata organizzata,
pur se non era riuscito a convincere nessuno dei suoi compagni di squadra; mi suggerì di
dire che il solo PARISI non aveva aderito all’accordo. In tali termini telefonai al QUARTA,
gli dissi che l’accordo era fatto, ma che era venuto meno PARISI e che i giocatori erano
rimasti i tre; conseguentemente QUARTA mi disse che l’importo sarebbe sceso da €
300.000,00 ad € 270.000,00. Il QUARTA, in quell’occasione ci disse di riferire a
MASIELLO che, per suggellare l’accordo, avrebbe dovuto dare al calciatore del LECCE
Giuseppe VIVES una pacca sulla spalla, dicendogli “tutto ok ?” e VIVES avrebbe risposto
“tutto ok”. (…) Dopo la partita, come sempre, mi sentii telefonicamente con MASIELLO, al
quale chiesi se avesse fatto il segno convenzionale con VIVES, lui mi rispose di sì. Nei giorni seguenti ho ovviamente mantenuto i contatti con QUARTA, anche perché pressato
da Andrea MASIELLO, in quanto – come da accordi – QUARTA ci doveva consegnare i
contanti in cambio dell’assegno. Se mal non ricordo, una settimana dopo il derby,
QUARTA venne a Bari e ci incontrammo (come da accordi presi via telefono) in un area di
servizio subito dopo Mola di Bari, in direzione Bari, dove vi è annesso un bar. Andai con
l’auto di DI LORENZO ed eravamo solo io e lui; ricordo che fosse in tarda mattinata.
QUARTA mi diede una busta semi rigida, di carta di buona fattura di un negozio di
abbigliamento, con all’interno € 70.000,00, in banconote di vario taglio (€ 500,00, 200,00,
100,00, 50,00); le banconote erano racchiuse in fascette con il timbro del Monte dei
Paschi di Siena e solo alcune banconote erano racchiuse da elastico. Il QUARTA,
riferendosi come sempre ai SEMERARO proprietari del LECCE CALCIO, mi disse che
avevano ritenuto opportuno non effettuare il prelevamento in unica soluzione di €
270.000,00, perché una simile operazione bancaria avrebbe destato sospetti di vario
genere; aggiunse, infine, che mi avrebbe corrisposto la residua somma in tranche da €
20.000,00 ogni settimana, sino alla concorrenza della cifra pattuita. Successivamente,
anche se non settimanalmente, ho ricevuto sempre dal QUARTA la complessiva somma
di € 80.000,00 suddivisa in quattro tranche da € 20.000,00 ciascuna; le banconote erano
sempre racchiuse nella fascette come sopra (con la dicitura Monte dei Paschi di Siena) ed
erano del taglio di € 50,00. Ogni qual volta ricevevo le predette somme, provvedevo io
stesso a suddividerle in quattro parti uguali (per me, MASIELLO, GIACOBBE e DI
LORENZO) e la parte di MASIELLO la portavo io stesso dal padre che risiede a Viareggio.
Nel mese di luglio, ero a Roma con GIACOBBE, MASIELLO, il di lui padre, la moglie,
quando ricevetti un sms da QUARTA nel quale, in maniera criptata, mi veniva detto che
Pierandrea SEMERARO era infuriato e voleva i soldi indietro e che ne avremmo parlato
personalmente alla prima occasione. Devo a questo punto precisare che sia nelle
conversazioni telefoniche che negli scambi di sms concordammo di utilizzare alcuni
pseudonimi o linguaggi cifrati; in particolare Pierandrea SEMERARO lo chiamavamo
“LUCIANA”, alludendo a storie di donne e di tradimenti. Anche Andrea MASIELLO era a
conoscenza di questi messaggi “in codice”, che anche lui utilizzava sia al telefono che sul
social network “Facebook”, dove sia io, che MASIELLO, che QUARTA avevamo ed
abbiamo il nostro “profilo”. Con QUARTA ci incontrammo a Bari a fine luglio, credo o a
Parco Adria dove vive la sua ex compagna o presso l’area di servizio “Esso” di Torre a
Mare, direzione Brindisi; egli mi disse che Pierandrea aveva parlato con VIVES, che gli
aveva riferito che MASIELLO non era andato da lui prima della partita a fargli il segno
convenzionale (pacca sulla spalla e “tutto ok ?“), ma che era stato VIVES ad avvicinare
MASIELLO e che, quindi, era venuto meno l’”obbligo” da parte del LECCE di versare la
somma pattuita. Cominciò un “tira e molla” tra me e QUARTA, nel senso che io
pretendevo il versamento della somma pattuita e lui pretendeva la restituzione delle
somme consegnatemi; ad ogni colloquio il QUARTA faceva sempre riferimento a
Pierandrea SEMERARO a proposito dell’intera vicenda ed io, a mia volta, gli facevo
presente di avere con me il suo assegno di € 300.000,00. In uno dei nostri colloqui in cui si
dibatteva in ordine al versamento da me preteso della somma pattuita, il QUARTA mi fece
intendere che sia lui che SEMERARO avesse dei dubbi circa il mio ruolo ed il diretto
coinvolgimento, mio tramite, di Andrea MASIELLO, adombrando il sospetto che io avessi
fatto tutto da solo, senza aver coinvolto alcun giocatore del Bari. Per dipanare ogni dubbio,
portai QUARTA all’uscita degli spogliatoi del San Nicola, dopo un allenamento di
precampionato 2011-2012, prima di essere trasferito a Bergamo all’ATALANTA, andai con
l’auto di QUARTA, facendolo incontrare con MASIELLO, affinché si chiarissero
direttamente. Infatti MASIELLO vedendomi, si avvicinò all’auto e presentatogli il QUARTA
gli disse: “noi abbiamo fatto il nostro, ora aspettiamo che finite di fare il nostro”. QUARTA,
scusandosi con noi per la diffidenza mostrata, continuava a ripetere che da parte sua non vi erano dubbi sul fatto che MASIELLO ed i suoi compagni si erano adoperati per il derby,
ma che la diffidenza proveniva da parte di Pierandrea SEMERARO. Nel mese di agosto,
QUARTA mi disse che, per risolvere definitivamente la questione economica rimasta in
sospeso, era necessaria la presenza di MASIELLO, il quale sarebbe dovuto scendere con
me a Lecce; io gli risposi che la cosa era fattibile, purché all’incontro fosse stato presente
anche Pierandrea SEMERARO. QUARTA mi disse che si sarebbe attivato in tal senso e
che ci saremmo risentiti per stabilire la data. Riuscimmo a combinare l’incontro,
MASIELLO venne a Bari in un giorno di agosto, pranzammo lui ed io Bari e, in seguito,
venne a prenderci GIACOBBE con il quale andammo a Lecce. La mattina dello stesso
giorno, prima che arrivasse MASIELLO, QUARTA mi comunicò che l’appuntamento era
fissato nel pomeriggio davanti all’Hotel Tiziano di Lecce e che all’incontro non sarebbe
stato presente Pierandrea SEMERARO, ma che - comunque - al suo posto sarebbe
venuto una persona di sua fiducia, di cui non mi disse il nome. Giunti a Lecce, prima di
andare all’appuntamento, lasciammo GIACOBBE e proseguimmo verso l’Hotel Tiziano
con la sua auto; parcheggiammo davanti all’Hotel e lì aspettammo l’arrivo del QUARTA.
Lui arrivò da solo e subito dopo arrivò la persona di fiducia di Pierandrea Semeraro;
entrammo nell’Hotel e l’uomo di fiducia di Pierandrea SEMERARO ci disse che voleva
parlare da solo e separatamente con MASIELLO; infatti,questa persona condusse
MASIELLO in una sala riservata che si trova al piano inferiore rispetto alla hall, che
successivamente ho appreso essere stata prenotata dalla persona di cui sopra a suo
nome. Dopo circa dieci minuti MASIELLO risalì nella hall in compagnia della predetta
persona; ci sedemmo MASIELLO ed io su un divanetto e mi disse che il LECCE era
disposto a definire l’accordo riguardate il derby giocato a maggio, con un pagamento a
saldo di € 50.000,00. Subito dopo, l’uomo di fiducia di SEMERARO ci invitò ad andare tutti
nella sala di sotto e fu allora che vidi sulla bacheca che si trova nella hall che la stanza era
stata riservata per l’avv. STARACE. Ho così dedotto che la persona di fiducia di
SEMERARO che stava conducendo la trattativa fosse l’avv. STARACE. A tal proposito,
preciso che nel corso dell’interrogatorio del 6.4.2012 reso dinanzi al P.M. dott. Ciro
Angelillis durante un riconoscimento fotografico ho identificato l’avv. Andrea STARACE
come la persona presente a quell’incontro all’Hotel Tiziano, riferitomi dal QUARTA come
persona di fiducia di Pierandrea SEMERARO. Arrivati nella stanza,lo STARACE ci disse
che la proprietà del Lecce era mutata e che, pertanto, la nuova proprietà non poteva
riconoscere a MASIELLO più di ulteriori € 50.000,00. Io risposi che da parte nostra gli
accordi erano stati rispettati e che, quindi, pretendevamo un saldo di € 120.000,00;
l’incontro finì con un nulla di fatto. Andammo a prendere Fabio GIACOBBE e parlai con
MASIELLO dicendogli che, in pratica, l’assegno era carta straccia e che dovevamo salvare
il salvabile. Richiamai QUARTA e ci siamo rivisti io MASIELLO e QUARTA al Tiziano,
rimanendo nel parcheggio; di lì a poco arrivò STARACE e lì ci accordammo nel senso che
avremmo limitato le nostre pretese ad € 70.000,00; e così € 50,000,00 ce li consegnò
l’avv. STARACE, che aveva con sé una borsa dalla tirò fuori banconote (non ricordo se
fascettate o meno), con la promessa che i restanti € 20.000,00 sarebbero stati consegnati
in occasione della venuta a Lecce di Andrea MASIELO per la gara Lecce-Atalanta. Poiché
MASIELLO non acconsentì a tale modalità, propose lui stesso che tale somma fosse
consegnata da QUARTA al sottoscritto a fine settembre. Tanto non è più avvenuto anche
perché scoppiò il caso dello scandalo scommesse”.
In sede di audizione innanzi alla Procura federale in data 16.7.2012, VIVES afferma che
SEMERARO “era un Presidente che partecipava poco alla vita dello spogliatoio. Entrava
nello spogliatoio a fine gara, ma non nell’intervallo; non posso escludere che abbia
assistito a delle gare dalla panchina aggiuntiva. Il riferimento della società per ogni
problemi era Mario ZANOTTI, il team manager, non avevamo il direttore sportivo”. Sulla possibilità che nel corso della settimana precedente la gara fosse stato avvicinato da ZANOTTI che riferiva di un accordo con MASIELLO per la gara precisa: “lo escludo.
Preciso, inoltre, che per tale gara non ho notato alcuna anomalia. Aggiungo che, a mio
parere, anche l’autogol di MASIELLO non è stato volontario; solo un fenomeno poteva fare
un goal del genere”.
Sul ritiro pre-gara di Bari-Lecce del 15.5.2011 aggiunge: “non ricordo l’Hotel di Bari dove
abbiamo alloggiato; in stanza stavo con CORVIA. ZANOTTI era certamente presente
come dirigente del LECCE; non ricordo se c’erano altri dirigenti. Escludo che il sig.
QUARTA sia venuto nel ritiro del Lecce in quell’occasione. Voglio precisare di aver visto
tale persona solo due/tre volte nel parcheggio dello stadio a fine gara. Ho associato il
nome al soggetto solo dopo aver visto la foto in alcuni giornali”.
Sul possibile colloquio avuto con QUARTA nel luglio 2011 chiarisce:“Preciso - come già
spontaneamente riferito alla Procura di Bari - di essere stato avvicinato dal sig. QUARTA,
al Ristorante Bacaro a Lecce, frequentato anche da altri calciatori. In tale occasione, il 14
luglio 2011, ricordo che, mentre stavo mangiando con due miei amici di Napoli (mi trovavo
a Lecce per le visite mediche in vista del ritiro pre-campionato, la mattina dopo dovevo
partire per il ritiro), si è avvicinata questa persona- che all’epoca non sapevo che si
trattasse del sig. QUARTA - e mi ha chiesto se ero amico di MASIELLO. Io gli ho risposto
che non lo conoscevo, né avevo mai avuto alcun rapporto con MASIELLO. Il sig. QUARTA
si è congedato dal colloquio, durato meno di un minuto, dicendomi che potevo continuare
a mangiare. (…) Confermo quanto già riferito alla Procura della Repubblica di Bari e
preciso che QUARTA mi chiese se MASIELLO, con riferimento alla gara Bari-Lecce, mi
aveva fatto qualche cenno. Ribadisco di aver riferito al sig. QUARTA che non conoscevo
MASIELLO”.
Sulla possibilità che dopo la gara Bari-Lecce qualche altro tesserato del LECCE o persona
vicina alla dirigenza del LECCE gli abbia chiesto se aveva parlato con MASIELLO in
occasione della predetta gara afferma: “Lo escludo”.
Sul fatto che MASIELLO gli avrebbe dato una pacca sulla spalla nella fase del
riscaldamento pre-gara e che lui stesso avrebbe chiesto a MASIELLO di scambiare la
maglia dichiara: “Escludo che ci sia stato tale incontro e, conseguentemente, escludo di
aver ricevuto la pacca sulla spalla da MASIELLO e di avergli chiesto la maglia. A tal
riguardo, preciso, così come già riferito spontaneamente nel corso dell’interrogatorio
presso la Procura di Bari, di cui alla premessa, che la maglietta io la chiesi a BELMONTE
a fine gara. La maglietta la diedi a un collega barese di mio fratello. Ci scambiammo le
magliette con BELMONTE, non perché lo conoscevo, ma perché è stato il primo calciatore
che ho incontrato a fine gara”.
Sul perché MASIELLO avrebbe dovuto riferire tale episodio specifica: “Io non conosco
alcun giocatore del Bari e, quindi, neanche MASIELLO e non so darmi una spiegazione al
riguardo. Ribadisco che, prima della gara, durante la gara ed al termine della gara, non ho
avuto alcun contatto con Andrea MASIELLO”.
Nella audizione innanzi alla Procura federale in data 19.7.2012, SEMERARO ha negato
che il QUARTA gli avesse ventilato la possibilità di un accordo con giocatori del BARI,
precisando, peraltro, di essere amico da tanti anni con QUARTA, di avere con lui rapporti
di lavoro e di giocare insieme a calcetto ogni domenica. SEMERARO non ha escluso di
aver incontrato QUARTA il 14.5.2011 intorno alle 14,30/15,00 in piazza Mazzini a Lecce e
ha affermato che capitava spesso che i due si trovassero al Bar “Trecentomila” per
prendere un caffè o per mangiare.
Alla richiesta di giustificare i movimenti bancari di Pierandrea SEMERARO, Giovanni
SEMERARO, Claudia NERVINO e Carlo QUARTA, il deferito ha risposto: “Non so dare
giustificazione dei movimenti finanziari relativi alla posizione di Giovanni SEMERARO.
Preciso che all’epoca mio padre era il proprietario della Società per il tramite della REG Semeraro e in tale qualità era partecipe di tutte le scelte strategiche relative alla Società,
come per esempio la scelta dell’allenatore e le strategie di mercato. Per quanto riguarda i
movimenti bancari di Carlo QUARTA posso riferire che l’assegno di € 50.000,00 di cui
all’informativa era relativo ad un prestito che avevo fatto al QUARTA per una operazione
immobiliare di quest’ultimo nel centro storico di Lecce; preciso che a fine aprile avevo dato
al QUARTA un altro assegno di € 20.000 per altra operazione, non andata a buon fine,
somma che mi fu restituita in contanti a fine giugno e che ho provveduto a versare sul mio
conto corrente. Il prestito di € 50.000 non mi è stato ancora restituito e preciso che visto il
mio rapporto con il QUARTA così amichevole, non avevamo convenuto un corrispettivo
per interessi; il QUARTA mi aveva promesso la restituzione ma questo non è ancora
avvenuto, nonostante le mie richieste, posso immaginare che volesse temporeggiare in
attesa della conclusione della compravendita di tre appartamenti del Gruppo societario al
calciatore VUCINIC, con il quale lui aveva fatto da intermediario, tale circostanza non si
sarebbe potuta verificare in quanto gli appartamenti non erano riconducibili solo a me e
pertanto il compenso per provvigione non ritenevo potesse essere destinato solo a me in
restituzione dei € 50.000,00; non ho più richiesto le somme perché – in conseguenza delle
note vicende – abbiamo diradato sino ad estinguere del tutto i rapporti. Con riferimento
all’assegno per € 40.000 fatto alla mia convivente Claudia NERVINO il 27 maggio 2011,
preciso che la somma era destinata al ristorante “Il Giardino” di Lecce, di proprietà della
medesima e del fratello, a titolo di sostegno finanziario, così come avevo già fatto quattro
anni prima con € 56.000 per aiutare il padre, allora comproprietario, e poi due anni fa,
quando ho messo € 80.000 nei conti della Società per rilevare, credo con un aumento di
capitale, le quote del padre, a favore della mia compagna (oggi maggiore azionista) e del
fratello. Ho precisato a lei che i soldi da destinare a ripianare al ristorante, cercando di
sensibilizzarla sui costi che l’attività comportava. Non mi sono mai interessato e non so
dire quindi sotto quale forma giuridica sia gestito il ristorante “Il Giardino”, ho cercato di
seguirne le sorti con un mio commercialista di fiducia ma poi, visto che costava troppo,
decisero di farne a meno. Preciso che, da quello che mi ha riferito la mia compagna i soldi
sono stati destinati alla gestione del ristorante, ma non so in che modo ciò sia avvenuto.
Con riferimento all’assegno per € 70.000 fatto alla mia convivente Claudia NERVINO il 13
giugno 2011, preciso che la somma era destinata alle sue necessità per garantirle
l’indipendenza economica. Poi abbiamo fatto un regalo alle mie nipotine che hanno
celebrato il battesimo a maggio, ed abbiamo comprato due quadri a Milano, che abbiamo
pagato in contanti, € 30.000 ciascuno; il resto dei soldi sta ancora nella cassaforte a casa
nostra, so che c’è un sacchetto, ma non so quanto ci sia dentro. Sapevo che la mia
compagna aveva cambiato in contanti la somma da me erogata, perché non aveva
dimestichezza con i rapporti bancari.
Con riferimento ai miei prelievi in contanti per complessivi € 130.000, oltre agli assegni
versati al QUARTA ed alla NERVINO, (- 23.05.2011 Euro 40.000,00- prelievo contanti –
Unicredit; - 30.05.2011 Euro 40.000,00- prelievo contanti.- MPS.
- 18.07.2011 Euro 40.000,00- prelievo contanti- MPS; - 25.07.2011 Euro 10.000,00-
prelievo contanti- Banca Apulia), preciso che € 30.000 sono sicuramente stati destinati
all’acquisto dei quadri per il battesimo per il quale ho già riferito, mentre € 50.000 sono
stati destinati alle vacanze; il resto è conseguenza del mio normale tenore di vita, come
peraltro risulta dai prelievi effettuati negli anni precedenti e come può risulta dal mio
estratto conto MPS, che si allega al presente verbale per formarne parte integrante e
sostanziale”.
Orbene non vi è chi non veda che le giustificazioni date da SEMERARO circa le causali
dei vari movimenti bancari, suoi e della convivente, non sono credibili, sia perché non
confortate da adeguate prove scritte (accordi circa i prestiti a QUARTA, fatture di acquisto
dei quadri, scontrini fiscali circa i regali alle nipoti), sia perché i movimenti si sono svolti proprio nel periodo “incriminato”. Né a smontare tale convincimento può essere ritenuta
idonea la documentazione prodotta dalla difesa di SEMERARO, atteso che la
dichiarazione del pittore, che afferma di aver venduto alcuni quadri a SEMERARO, risulta
del tutto generica e che la documentazione bancaria prodotta in udienza dalla difesa non
contrasta minimamente con la ricostruzione fatta dalla Polizia giudiziaria. È assai sospetta,
peraltro, la ripetitività di ingenti prelievi di contanti, specialmente al giorno d’oggi quando,
come notorio, gli spostamenti di considerevoli somme di denaro (che non abbiano finalità
illecite) vengono normalmente eseguite con operazioni tracciabili.
Nemmeno la circostanza che alcune delle somme prelevate siano state utilizzate per
rilanciare il ristorante della convivente e del di lei fratello o quella che le somme prelevate
non corrisponderebbero esattamente agli importi pattuiti per il compenso dell’illecito
possono essere ritenute idonee a escludere la responsabilità di SEMERARO.
Del tutto apodittica, poi, deve ritenersi l’affermazione di SEMERARO, che sostiene che
gran parte dei prelievi in contanti sarebbero serviti per il suo normale tenore di vita.
Infine, si consideri che la presenza di SEMERARO (che peraltro ammette espressamente
di essere amico di QUARTA) dall’altro lato della piazza del bar ove si svolge l’incontro tra
CARELLA, GIACOBBE, DI LORENZO e QUARTA stesso (il quale, lasciando per breve
tempo i predetti, attraversa la piazza per incontrare il SEMERARO) non può essere
ritenuta casuale, ma deve essere messa in relazione con la conseguente dazione da parte
del QUARTA dell’assegno di 300.000 euro a garanzia della riuscita della combine.
Tali circostanze costituiscono indubbiamente indizi gravi, precisi e concordanti, che
contribuiscono a comprovare la responsabilità di SEMERARO, così come costituisce
ulteriore grave indizio la circostanze che le mazzette di contanti mostrate nella stanza di
albergo ai giocatori del BARI fossero contenute in fascette del MPS, banca presso la quale
SEMERARO intrattiene rapporti di cc.
E tali logiche considerazioni, che la documentazione e le argomentazioni difensive non
riescono peraltro a contrastare, consentono di ritenere ulteriormente dimostrata la
responsabilità di SEMERARO.
La responsabilità disciplinare dei deferiti, quindi, risulta pienamente provata dagli
argomenti probatori sopra riportati, oltre che da numerosi indizi gravi, precisi e
concordanti. Le dichiarazioni rese da MASIELLO, CARELLA e QUARTA sono riscontrate,
come sopra precisato, da circostanze oggettive che costituiscono prova certa della
responsabilità dei deferiti. È quindi accertato che MASIELLO e SEMERARO, in concorso
fra loro e con altri tesserati allo stato non identificati, hanno realizzato atti diretti e idonei ad
alterare il regolare svolgimento e il risultato della gara in oggetto al fine di determinare la
sconfitta del BARI, risultato effettivamente realizzatosi e che ha concretamente
determinato la permanenza in serie A del LECCE all’esito della stagione 2010/2011.
Le condotte di cui sopra integrano la violazione dell’art. 7, comma 1, 2 e 5, con
l’aggravante di cui al comma 6, per SEMERARO.
Per MASIELLO Andrea, PARISI, ROSSI, BENTIVOGLIO e la società BARI è stata
disposta l’applicazione di sanzioni ai sensi degli artt. 23 e/o 24 CGS.
Non vi sono prove, invece, né indizi gravi, precisi e concordanti atti a dimostrare la
responsabilità disciplinare di VIVES, che, conseguentemente, deve essere prosciolto
dall’addebito ascrittogli. Le dichiarazioni rese in proposito da Andrea MASIELLO sono
confuse e contraddittorie e appaiono dettate soprattutto dalla volontà di dimostrare a ogni
costo il proprio determinante contributo all’alterazione del risultato della gara e la propria
leale collaborazione in tal senso, al fine precipuo di ottenere la corresponsione del
compenso concordato per l’illecito.
Per altro verso, risulta inspiegabile che il sospetto della mancata effettuazione del segnale
convenuto (pacca sulla spalla a VIVES da parte di MASIELLO) abbia preso corpo a
distanza di mesi dalla data di svolgimento della gara. Infatti, se VIVES fosse stato partecipe dell’illecito o comunque coinvolto a qualunque titolo nella vicenda, avrebbe
riferito subito a chi di dovere il mancato contatto da parte di MASIELLO.
La responsabilità diretta della società LECCE scaturisce dagli accertati illeciti
comportamenti posti in essere dal proprio Presidente e legale rappresentante.
La responsabilità oggettiva è esclusa in seguito al proscioglimento del tesserato VIVES,
mentre la responsabilità presunta sorge dalla circostanza che l’illecito sportivo è stato
commesso a vantaggio della Società da persone a essa estranee. Tale responsabilità non
può essere esclusa, neppure in termini di ragionevole dubbio, stante la comprovata
partecipazione della società alla consumazione dell’illecito.

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Messaggio Da braviragazzi Ven Ago 10, 2012 1:27 pm

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Messaggio Da braviragazzi Ven Ago 10, 2012 1:28 pm

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Messaggio Da corepresciatu Sab Ago 11, 2012 10:45 am

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